giovedì 27 febbraio 2020

Il prototipo

Questa storia partecipa al COW-T di "Lande di Fandom"
Settimana: Quarta
Missione: M1
Prompt:Mecha
N° parole: 2110

Simon Collin, soldato scelto di terza classe, mangiava un panino al tonno e formaggio, con la sola luce verdastra del monitor di check diagnostico. I pochi dati che scorrevano in righe di testo ordinate, suggerivano un armoured walker in condizioni discrete.

Non buone, oh, no! Quelli ‘buoni’ gli RX87 o i GLK77 venivano dati all’elite della truppa. I simpaticoni che avevan ottenuto voti superiori al novanta nei test di Minkowski. Maledetti schifosi. Magari erano anche P-gen. L’idea gli faceva ribollire il sangue.
Dopo la colonizzazione di Marte e la costruzione dei primi avamposti stabili sulle lune di Giove, i figli dei primi abitanti delle stazioni spaziali, avevano sviluppato abilità particolari: niente di troppo eclatante, la maggior parte poteva far levitare una moneta, o prevedere il risultato del lancio di un dado, se avveniva davanti al loro ma tutto qui. La cosa più interessante, però, erano i tempi di reazione se venivano collegati agli armoured walker tramite interfaccia neurale. Si parlava di tempi molto vicini ai cinquecento millisecondi in condizioni ottimali. Un’enormità. A parità di equipaggiamento, un pilota P-gen di media abilità poteva aver ragione facilmente di un veterano ‘normale’. Questo aveva radicalmente cambiato la guerra. Chi affiderebbe una macchina da miliardi di eurodollari ad un contendente che parte sfavorito? Dopo dieci anni di guerra, e soprattutto dopo la battaglia di Europa, i P-gen erano sempre meno su entrambi gli schieramenti. A quel punto sia gli unionisti della federazione terrestre che i separatisti del Fronte di Liberazione del Sistema Solare avevano reclutato chiunque fosse stato di guidare un AW. I P-gen rimanevano in carico per le operazioni più importanti, come l’assalto su Io del 65° squadrone meccanizzato o la riconquista di New Odessa nel 2258. Gli altri rimanevano carne da cannone, alla guida di macchine vecchie e mal tenute a combattere in scenari secondari per conquistare terreno metro dopo metro.
Simon si trovava lì, dentro la carlinga di un armored walker modello G-7 con troppi fori di proiettile sulla corazza, pigiava il tasto refresh con pigrizia, ad ogni morso del sandwich, solo perché non aveva nulla di meglio da fare.
L’enorme camminatore di metallo, che ricordava vagamente un samurai del giappone feudale, era disteso in terra, nel mezzo di un boschetto di platani e querce. Nella tipica posizione dal cechino, stava puntando, con un fucile da lunga distanza l’ingresso dell’hangar di un vecchio deposito per mech a sei chilometri di distanza. Secondo l’intelligence del FLSS un modello sperimentale di AW, sarebbe stato spostato su un trasporto anonimo da quella base segreta per test allo spazioporto di Lipsia per diventare operativo su Nettuno.
Dalle informazioni che Simon aveva ricevuto al briefing, il mezzo sarebbe stato disabilitato ma assemblato e pronto all’uso. La missione primaria era eliminare il prototipo e scorta ma, se possibile, recuperare il mezzo sperimentale nelle migliori condizioni possibili e portarlo al sicuro nella base di Cawer dove sarebbe stato smontato e spedito a pezzi ad Alpha city su Marte.
La squadra Gecko, del 81° plotone meccanizzato, era in attesa da ormai tre giorni. Simon in copertura, Il soldato scelto di terza classe Henry Waltz, appostato dietro la collinetta ad Est, con lo stesso G-7 ma armato di un fucile d’assalto leggero e il sergente Mary Liptz a bordo di un modello SP-9 con corazza da 800mm e un RPG per il supporto pesante.
Erano in silenzio radio da quando si erano appostati e i tempo pareva non passare mai, non un movimento, nessun veicolo in entrata o in uscita e solo il rumore della ventola del condizionatore, ormai esausto della cabina.
”Sergente…”
“Porca troia, Gecko 2. Silenzio”
“Sergente, non credo ci sia nessuno. I servizi segreti si devono essere sbagliati. Non c’è nessun prototipo”
“E se ci fosse non avrebbero mandato noi” aggiunse Henry
“Soldati, state rompendo il silenzio radio e se la missione andrà a puttane per colpa vostra, pregate di non sopravvivere ai mech della federazione perché se dovesse succedere, vi prendo a calci in culo da qui a Marte, cazzo!”
“Eeeehm Sergente, ho letto il log del briefing: il termine massimo è 96 ore. Tra 20 ore il vettore per Alpha city decollerà con o senza di noi… Deve usare la finestra del refresh settimanale dei sistemi di puntamento terrestri. Se la perdiamo dobbiamo farci altri otto giorni nascosti…”
“Caaaaazzo no… Sto mangiando razioni fredde e piscio in un barattolo da troppo tempo. Non posso resistere un'altra settimana!”
“Gecko 3, lo vuoi un rapporto per insubordinazione? Perché questa è la maniera giusta per beccarsi un rapporto per insubordinazione…”
“ Sergente…Gecko leader, signore…” Intervenne Simon. “La missione è importante ma se non abbiamo riscontro non è un nostro errore. Abbiamo seguito i parametri e ci siamo attenuti al piano. Sarebbe molto peggio se rimanessimo bloccati qui e mentre aspettiamo di tornare a casa venissimo catturati. Non crede?”
Il sergente Liptz era una donna cocciuta. Una dei pochi nati in territorio extra terrestre senza aver sviluppato tratti P-gen. Prima del suo corso in tattica e al poligono. Stella d’argento per meriti sul campo, eppure sempre alla ricerca di un’occasione per dimostrare il suo valore anche discapito della piccola “mancanza” alla nascita. Fortunatamente il senso del dovere e di appartenenza alla squadra avevano la meglio sulla sua voglia di rivalsa.
“D’accordo, squadra. Per raggiungere la base di Cawer ci sono sei ore di marcia e ne servono altre due per i preparativi pre lancio. Facciamo le ultime sei ore di sorveglianza qui e poi, alla base, i primi tre giri di birra li offro io.”
Le successive quattro ore furono una completa agonia. Simon aveva partecipato a qualche scaramuccia vicino a no-fight zone in Europa e si era occupato di scortare qualche convoglio della croce rossa ma erano lavori da retrovia. La squadra Gecko, due novellini e un P-gen mancato non poteva sperare di meglio, certo, ma gli appostamenti! Oddio! Non c’era nulla di peggio. Iniziava a pensare fosse una maniera per liberarsi di loro per qualche giorno. 
“Movimento” gracchiò Liptz dalla radio “Squadra: occhi aperti e ricordate l’addestramento. Facciamo un lavoretto veloce e scordiamoci questa storia.”
Dall’hangar uscirono due cingolati whirlwind, cingolati con una batteria di razzi terra-terra agganciata sulla sommità ed un autoarticolato, sul cui rimorchio, coperto da teloni, s’intravedeva la sagoma umanoide di un AW.
“Ci siamo, gente. Simon, hai visuale su whirlwind?” La voce del sergente tradiva una certa eccitazione
“Affermativo comandante. Posso farli fuori tutti e due prima che abbiano tempo di reagire” rispose Simon.
“Capo. Le porte dell’hangar... Cazzocazzocazzo.... Porca troia... Siamo fottutamente morti.”
Mary Spitz sporse l’enorme testa metallica del suo armoured walker quel tanto che bastava ad inquadare il capannone da cui usciva il convoglio e le si gelò il sangue nelle vene. Le porte erano state aperte da due RX-87 della federazione. Brillavano al sole del mattino, con la loro colorazione bianca e rossa. Uno imbracciava uno scudo con corazza reattiva a rivestimento composito da 950 mm e un fucile da assalto tattico da 50mm, l’altro aveva lo stesso scudo e una spada al plasma per gli scontri ravvicinati. I sensori della testa facevano intuire che avessero un sistema di guida neurale. Il nemico era meglio armato, in superiorità numerica e i piloti erano due P-gen. Waltz aveva ragione: erano morti.
“Squadra Gecko, se rimaniamo nascosti ci sono ottime probabilità che ci trovino dalla traccia termica quando eseguiranno uno scan a lungo raggio, prima di mettersi in marcia. Se ci beccano in appostati e nascosti, ci vengono a prendere e ci ammazzano come cani. Sono più veloci: non possiamo fuggire. La nostra sola speranza e sfruttare il fattore sorpresa e fare più danni possibili.”
“Per avere distruggere l’autoarticolato?” Chiese Simon.
“Fanculo il camion, fanculo la missione e fanculo tutti! Danneggiamo i sensori degli AW e scappiamo prima che passino in manuale! Nessuno ci ha avvisato che avremmo incontrato questa resistenza!”
“Calma soldato. La priorità e tornare a casa tutti d’un pezzo ma se si sono preoccupati di difendere il prototipo in quella maniera è più importante di quanto il comando non creda o non sappia. Collin farà fuori i carri di supporto, Waltz userà la collinetta come riparo e attirerà il fuoco, quando gli RX-87 saranno girato dalla tua parte sparerò un RPG e gli distruggerò la testa, poi ci concentreremo sul rimanente. Ce la possiamo fare.”
Henry borbottò qualcosa ma Spitz lo stroncò con decisione
“Questi sono i miei ordini. Al mio via.”
Simon aveva inquadrato il primo cingolato e teneva d’occhio sul sensore passivo di movimento il secondo. Non era il tiro più difficile che avesse fatto. Un colpo, ricarica mentre spostava la canna e secondo colpo senza prendere nemmeno la mira. No-scope. Fatto mille volte in simulazione.
“VIA!” La voce del sergente rimbombò nella cabina.
Simon sparò il primo colpo, ricaricò e prima che il primo proiettile fosse giunto a destinazione aveva già sparato il secondo. Henry, si alzò su un ginocchio, la tesa ad almeno quindici metri sopra il terreno, e sparò una salva di colpi in direzionedei due RX-87, ad altezza torace.
Mentre il primo colpo di Simon stava ancora percorrendo i 6 chilometri che lo separavano dal whirlwind, l’RX-87 girò la testa, come per seguirne la traiettoria e con i propulsori delle gambe a piena potenza, riparò il mezzo blindato dall’impatto. Spitz, guardando nel visore del suo RPG vide il tempo diventare liquido. I due mech avversari reagivano prima che loro potessero ordinare ai propri arti di muovere il giusto comando per compiere un’azione. “È impossibile.” Pensò. Mentre il secondo colpo di Simon abbatteva carro non difeso dal AW realizzò quanto avesse ragione Waltz. Erano fottutamente morti.
Vide il soldato scelto di terza classe Henry Waltz, balzare fuori dalla copertura, accovacciarsi in posizione di tiro e scaricare un intero caricatore da 50mm sui nemici senza nessun risultato tranne quello di disabilitare l’unico carro superstite.
Come in un sogno al rallentatore, poteva vedere il suo compagno cercare di nuovo copertura mentre i due AW degli avversari si,mettevano in posizione di tiro con una coordinazione ed una velocità impressionanti. Gli pareva di poter sentire i servomotori delle gambe del vecchio G-7 gemere mentre venivano sottoposti a sforzi per i quali non erano progettati e che difficilmente avrebbero sopportato anche appena usciti dalla fabbrica. Inciampò su un muretto di sassi alto poco più di un metro e cadde bocconi con un tonfo. Mentre cercava di rialzarsi con la goffaggine data dal tonnellaggio del suo mezzo corazzato. I due RX-87 gli furono addosso prima che il il sergente Spitz potesse organizzare una risposta. Gli spararono due colpi alla testa e lo spadaccino gli trafisse il torace all’altezza del reattore di Kerthel. Lo spostamento d’aria dell’esplosione la raggiunse con una folata di vento caldo.
Li vide girarsi verso di lei, nel più completo silenzio radio stavano compiendo una manovra a tenaglia, come due lupi che dovessero aggredire una bestia malata ma comunque in grado di difendersi. Sparò due razzi prima che fossero a più corta distanza. il primo centrò lo scudo del mech armato di fucile e glielo strappò via letteralmente, assieme all’avambraccio, il secondo sfiorò appena la testa dello spadaccino distruggendo solo le antenne a corto raggio. Spitz non si perse d’animo, sapeva di non poter vincere ma era decisa a portarne almeno uno all’inferno con sé. Si gettò in un tackle disperato sul pistolero monco, sperando che la perdita del braccio le regalasse minuti preziosi nei quali il pilota avrebbe dovuto riguadagnare l’equilibrio.
Funzionò. L'AW cadde con il su G-7 sopra. I riflessi fulminei, la connessione neurale, il mezzo più avanzato dell’esercito della federazione terrestre non valevano più nulla con 600 tonnellate di buon acciaio marziano che ti schiacciano a terra. Il sergente afferrò la testa del armoured walker e la strappò dal tronco poi la lanciò lontano. Un problema in meno. Lo spadaccino doveva esserle già a distanza per infilzarla, calcolò. Cercò di girarsi per guardare la morte in faccia. Avrebbe fissato gli occhi luminosi del RX-87 mentre la trafiggeva. Fanculo: non c’è disonore nella morte in battaglia.
Quello che vide le rimase impresso nella mente per il resto della sua vita.
Un AW che non aveva mai visto prima, nero, lucido, con una carenatura striata di giallo e le insegne della federazione terrestre, teneva sollevata con la mano sinistra la testa del RX-87 avversario, come Perseo con la testa di Medusa. Nell’altra mano un plasma cutter di dimensioni incredibili, grande quanto il mech stesso, riluceva di un bagliore violaceo.
“Hey sergente! Pare che il prototipo permetta la guida neurale anche ai non P-gen. La guerra è cambiata!”
Mary Spitz si produsse in uno dei suoi rarissimi sorrisi.
“Dammi una mano a rialzarmi soldato. Prima arriviamo a Cowen e prima possiamo brindare alla memoria di Waltz”

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